Federico Zeri nasce a Roma nel 1922. Avviato dal padre, medico
ed esperto di semeiotica, a studi di botanica e chimica, li
abbandona per seguire le lezioni di storia dell’arte di Pietro
Toesca con cui si laurea nel 1944. Possiamo immaginare che
l’esempio paterno nella diagnostica medica e i suoi stessi
esordi disciplinari gli saranno tornati utili per affinare il
mestiere di conocitore ed imparare ad archiviare mentalmente i
segni indicativi di ogni artista, per poter comporre quel
“quadro clinico” su cui si basa qualsiasi capacità
attributiva. Entrato nei ranghi del ministero come ispettore
delle Belle Arti, Zeri abbandona la pubblica amministrazione
alla fine degi anni cinquanta per dedicarsi allo studio e alla
scrittura diventando presto uno dei conoscitori più stimati in
Italia e all’estero. Fu apprezzato soprattutto negli Stati
Uniti dove collaborò per anni con i più importanti musei
american, come il Getty Art Museum. Il Metropolitan Museum of
Art di New York e il Waters Art Museum di Baltimora gli
affidarono l’arduo compito di catalogare le collezioni di
dipinti Italiani. La sua attività di catalogazione che fu
proficua anche in italia in collezini pubbliche e private,
basti pensare ai suoi cataloghi per l’Accademia Carrara, le
raccolte Pallavicini, Cini, Amedeo Lia, è stata
importantissima perchè permise allo studioso di costruire e
approfondire corpora di autori meno noti o del tutto
sconosciuti contribuendo in maniera determinante alla
conoscenza della pittura italiana.
Alla sua morte, nel 1998, Zeri donò all’Accademia Carrara la
sua collezione di scultura, comprendente 46 sculture di epoche
diverse. La donazione Zeri, testimonianza dello stretto
rapporto che il conoscitore romano aveva intrecciato con
Francesco Rossi, direttore del museo bergamasco dal 1974 al
2004 (con cui aveva collaborato al catalogo della raccolta
Morelli), consentì alla Carrara di abbracciare un nuovo campo
disciplinare, poichè prima della donazione Zeri la scultura
figurava in maniera minima all’interno delle collezioni. Le
sculture del dono Zeri furono collezionate dallo studioso
spesso anche perchè rappresentavano un problema attributivo o
di datazione. Seppure queste sono state in passato studiate,
l’occasione di questo catalogo ha consentito di approfondire
le indagini e ha portato a risultati inaspettati e a nuove
attribuzioni.
Il progetto di questo catalogo è nato in seno al Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Federico Zeri, alle quali il museo bergamasco ha partecipato ed è curato da Paolo Plebani, conservatore responsabile delle collezioni di Accademia Carrara con la collaborazione di Giulia Zaccariotto, conservatrice dell’Accademia Carrara. Ringraziamo Andrea Bacchi, Direttore della Fondazione Federico Zeri, che ha voltuto apportare il suo significativo cntributo. A questi autori si affiancano un gruppo di giovani storici dell’arte: Luca Annibali; Claudio Collari; Davide Lipari; Gerardo Moscariello; Riccardo Naldi; Paolo Parmiggiani; Lorenzo Principi; Marco Scansani. La presenza di tanti giovani autori è stata possibile grazie al supporto degli Amici della Fondazione Zeri che vogliamo qui ringraziare. Mauro Magliani, professionista specializzato nella fotografia di documentazione del patrimonio artistico, ha realizzato invece la campagna fotografica.
Nel rispetto dello spirito libero e aperto che ha sempre caraterizzato gli studi di Federico Zeri il catalogo della sua collezione è presentato in un nuovo formato digitale, completamente aperto che utilizza l’infrastruttura Quire, la soluzione di editoria digitale open source sviluppata dal Getty Museum nell’ambito del progetto Online Scholarly Catalogue Iniziative (OSCI). Il catalogo della collezione Zeri, che è il primo catalogo di questa tipologia pubblicato in Italia, consente una lettura a più livelli che facilita diverse modalità di utilizzo - scorrimento veloce o lettura approfondita. Le schede autoriali sono facilmente editabili così che il catalogo possa essere sempre aggiornato ma nel rispetto delle edizioni precedenti che saranno sempre archiviate. La modalità online consente il riferimento a opere e autori presenti in altri repositories online arricchendo il corredo iconogafico e bibliografico di riferimenti impossibili in una edizione a stampa. Pensiamo che la scelta di questo strumento innovativo per presentare la sua collezione sarebbe piaciuto al grande studioso romano, che in vita sua mai disdegnò la capacità dei nuovi mezzi di comunicazione di facilitare la diffusione del sapere. Convinti che questo nuovo formato possa essere più facilmente accessibile e utilizzabile sia per gli studiosi che per il pubblico più vasto non ci resta che augurarvi buona lettura.
Martina Bagnoli